martedì 12 gennaio 2010

Il 36% degli europei non conosce le lingue straniere
Non sono pochi, ma in Italia la percentuale sale al 38,6

L'inglese, questo sconosciuto
E si comincia a studiare troppo tardi

La Commissione europea lancia la campagna "Piccolingo"

di PAOLO RIBICHINI

MOBBING e stalking, transgender e know-how. La lingua italiana si sta infoltendo di parole straniere. Che se riescono ad esprimere concetti con rapidità spèesso sono ben lontani dall'essere compresi.

La conoscenza delle lingue straniere in Italia e in Europa. Secondo una rilevazione dell'Eurostat sul 2007, ben il 38,6% degli italiani dichiara di non conoscere alcuna lingua straniera, rispetto alla media europea del 36,2%. Guidano la classifica negativa gli ungheresi (74,8%), seguiti dai portoghesi (51,3%), spagnoli (46,6%), bulgari (44,1%), greci (43,4%) e francesi (41,2%). E solo il 27,6% degli abitanti della Penisola possono vantare la conoscenza di una seconda lingua straniera (rispetto alla media Ue del 28,1%). Un rischio, in un mondo sempre più globalizzato in cui la mobilità del lavoro supera senza difficoltà le frontiere.

Sistema scolastico, il deficit italiano. Come far fronte a questo deficit comunicativo in un'Europa unita? Il sistema scolastico riveste un ruolo fondamentale. In Italia la scuola secondaria permette al 98,5% degli studenti di apprendere almeno una lingua straniera. Tuttavia, solo il 24,6% dei liceali possono apprendere a scuola due o più lingue (rispetto alla media europea del 60,1%). Bulgaria, Francia, Ungheria, che possiedono un deficit maggiore rispetto all'Italia, stanno investendo molto di più del Belpaese nello studio delle lingue. In Francia lo studio dell'Inglese riguarda tutti gli studenti delle scuole secondarie, dove si apprendono, nella stragrande maggioranza dei casi (90%), due o più lingue. In Bulgaria il numero degli scolari privi di formazione linguistica è quasi irrilevante, mentre il 76,9% può imparare due idiomi esteri. In Ungheria, questa percentuale scende al 41,8%, comunque notevolmente superiore ai dati italiani.

L'inglese? Troppo tardi. Nell'apprendimento delle lingue straniere, un altro aspetto fondamentale è l'età. Un recente studio condotto dagli psicologi dell'Università di Bristol, conferma la necessità di anticipare il più possibile l'apprendimento della lingua. In Italia, l'apprendimento è obbligatorio dal primo anno della scuola elementare, mentre le scuole possono offrire anche un secondo insegnamento. Ma negli altri principali paesi dell'Unione Europea, la situazione non sempre è migliore. Se in Germania, Francia, Polonia e Spagna, l'apprendimento linguistico è facoltativo già dalla scuola materna e diviene obbligatorio negli anni successivi, in Inghilterra, dove l'inglese è la lingua madre, lo studio di un altro idioma è sempre facoltativo, mentre in Svezia, dove solo il 5% della popolazione non conosce altra lingua rispetto a quella madre, l'insegnamento è obbligatorio tra i 7 e gli 11 anni.

"Piccolingo Campaign". Per questo, in occasione della Giornata europea delle lingue, la Commissione europea avvia una campagna destinata a sottolineare i benefici potenziali che possono trarre i bambini dall'apprendimento degli idiomi stranieri. La "Piccolingo campaign" è rivolta soprattutto ai genitori: a loro verrà chiarito ampiamente il tema e l'importanza di imparare le lingue straniere già in età precoce. L'obiettivo è quello di insegnare le lingue straniere ai bambini di età compresa tra i due e i sei anni per far cadere finalmente gli ultimi confini dell'Europa.
(26 settembre 2009)

Il nuovo anno dell'Europa
che parla male le sue lingue

di LINDA ROSSI HOLDEN*


L'ANALISI
Il 26 settembre, come tutti gli anni dal 2001, nell'Ue si celebra la Giornata europea delle Lingue, densa di eventi, iniziative, convegni volti a promuovere il multilinguismo in un'ottica di apprendimento durante tutto l'arco della vita (lifelong learning programme). È una Giornata che permette di accendere i riflettori su un tema di fondamentale importanza per la comunicazione e lo scambio tra paesi diversi, ma da qui in poi cosa accadrà?

Europa. La Commissione europea per il multilinguismo è costantemente al lavoro per favorire l'apprendimento/insegnamento delle lingue, divulgando linee guida e direttive che in Italia hanno sempre trovato forti resistenze nonostante l'urgente necessità di interagire con paesi stranieri per ragioni politiche, culturali, sociali, economiche, occupazionali. Pietro Petrucci, portavoce per il multilinguismo della Commissione europea, ci risponde così: "Per noi, la Giornata corrisponde a un'intera settimana di lavori per coinvolgere tutti i cittadini europei, non avendo questa Commissione alcun potere legislativo se non quello di sensibilizzare l'opinione pubblica in modo sistematico.

In questa circostanza ci stiamo occupando di temi a largo spettro e a lungo termine come l'apprendimento precoce delle lingue in ambito educativo, la realizzazione della piattaforma permanente "Languages mean Business" in ambito commerciale, il forum sulla comunicazione linguistica in ambito sociale, il convegno sulle nuove tecnologie di traduzione in ambito professionale." E a tal proposito sembra più che mai attuale la provocatoria affermazione di Umberto Eco: "La lingua d'Europa è la traduzione"; non è dunque un caso se la Commissione europea ha da poco inaugurato la rete universitaria: "Master europeo di traduzione", sull'onda del successo ottenuto e rilanciato con il concorso diffuso nelle scuole superiori dell'Ue: "Juvenes Translatores".