martedì 12 gennaio 2010

Il nuovo anno dell'Europa
che parla male le sue lingue

di LINDA ROSSI HOLDEN*


L'ANALISI
Il 26 settembre, come tutti gli anni dal 2001, nell'Ue si celebra la Giornata europea delle Lingue, densa di eventi, iniziative, convegni volti a promuovere il multilinguismo in un'ottica di apprendimento durante tutto l'arco della vita (lifelong learning programme). È una Giornata che permette di accendere i riflettori su un tema di fondamentale importanza per la comunicazione e lo scambio tra paesi diversi, ma da qui in poi cosa accadrà?

Europa. La Commissione europea per il multilinguismo è costantemente al lavoro per favorire l'apprendimento/insegnamento delle lingue, divulgando linee guida e direttive che in Italia hanno sempre trovato forti resistenze nonostante l'urgente necessità di interagire con paesi stranieri per ragioni politiche, culturali, sociali, economiche, occupazionali. Pietro Petrucci, portavoce per il multilinguismo della Commissione europea, ci risponde così: "Per noi, la Giornata corrisponde a un'intera settimana di lavori per coinvolgere tutti i cittadini europei, non avendo questa Commissione alcun potere legislativo se non quello di sensibilizzare l'opinione pubblica in modo sistematico.

In questa circostanza ci stiamo occupando di temi a largo spettro e a lungo termine come l'apprendimento precoce delle lingue in ambito educativo, la realizzazione della piattaforma permanente "Languages mean Business" in ambito commerciale, il forum sulla comunicazione linguistica in ambito sociale, il convegno sulle nuove tecnologie di traduzione in ambito professionale." E a tal proposito sembra più che mai attuale la provocatoria affermazione di Umberto Eco: "La lingua d'Europa è la traduzione"; non è dunque un caso se la Commissione europea ha da poco inaugurato la rete universitaria: "Master europeo di traduzione", sull'onda del successo ottenuto e rilanciato con il concorso diffuso nelle scuole superiori dell'Ue: "Juvenes Translatores".

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